music footprint: l’impronta ecologica della musica

#LaMiaTerra è anche un momento di incontro tra le realtà dell’industria musicale, per ridurre l’impronta ecologica

Mo'l'Estate Spirit Festival

Scopri un mondo spettacolare!

Non sottovalutiamo l’impatto…

L’industria musicale, così come ogni altro tipo di produzione, ha un impatto sull’ambiente.
L’impronta ecologica è molto mutata nel tempo: con la diffusione di piattaforme di streaming online, infatti, si è contribuito a ridurre sensibilmente l’uso della plastica nell’industria musicale. Negli Stati Uniti, dove sono stati introdotti sistemi di misurazione e parametri, si è passato dall’impiego di circa 58 milioni di kg di plastica nel 1977 per la produzione di vinili, CD e cassette, a circa 8 milioni di kg nel 2016.

Tuttavia, per ascoltare musica online, conservarla e renderla accessibile in ogni momento, è necessaria l’energia elettrica che, prodotta per la maggior parte da combustibili fossili, emette CO2 in atmosfera.
Sempre negli USA, è stato calcolato che la produzione musicale è passata dall’emissione di 140 milioni di kg di gas serra nel 1977 a circa 200 milioni di kg nel 2016.
Va quindi ammesso che l’impatto del consumo musicale si sia pertanto semplicemente “spostato” in termini di tipologia, rimanendo comunque considerevole. I dati evidenziano come l’industria musicale necessiti con urgenza di rendersi più sostenibile, promuovendo iniziative e modificando alcuni aspetti, dalla produzione al consumo.

Appare inoltre utile considerare come sia stato possibile misurare che un concerto emetta da 2 a 10 kg di CO2 per spettatore.

La situazione in Italia

In Italia, secondo i dati pubblicati dalla SIAE, nel settore dello spettacolo si registrano 2,5 milioni di eventi tra cinema, teatro, musica e mostre, in continuo e positivo incremento. Si contano 103 milioni di spettatori e incassi da 1,5 miliardi (di cui solo il 17,5% tra Sud Italia e isole).

Per quanto riguarda strettamente l’Intrattenimento musicale, si sono registrati 470 mila appuntamenti con 75,6 milioni di partecipanti: un numero di persone in movimento che appare difficile mitigare senza precise attenzioni alla “capacità di carico” ambientale.

Si potrebbe fare molto, subito e senza enormi investimenti, limitando l’uso di plastica negli eventi live, ancora elevato sia nel backstage – per l’impiego di imballaggi e plastica usa e getta – che tra gli spettatori.

music footprint

#LaMiaTerra è anche un momento annuale di incontro e di riflessione tra case discografiche, etichette indipendenti, altri produttori musicali e fornitori di materiali per eventi live, per condividere traiettorie di riduzione o mitigazione dell’impronta ecologica

Anche da queste premesse nasce “#LaMiaTerra: note per salvaguardare il Pianeta”. Il festival culmina con un Premio che intende svilupparsi nella duplice direzione di riconoscere le canzoni d’autore con un piglio “green, ma anche le case di produzione discografica, le etichette indipendenti, le riviste musicali, gli eventi e le piattaforme digitali che contribuiscono a definire e affermare una concreta sensibilità ecologica.

Per questo motivo, un’intera giornata di festival sarà interamente dedicata a proporre un confronto annuale tra i protagonisti della filiera.
E le migliori pratiche riceveranno una menzione speciale.

Essendo LaMiaTerra un evento nato a Mezzogiorno, un riconoscimento sarà offerto anche alle realtà che avranno maggiormente contribuito a ridurre il differenziale eccessivo tra ricavi generati nel Sud, nelle Isole e nelle aree interne del Paese.

#LaMiaTerra:
ridurre l’impronta ecologica dell’industria musicale

#LaMiaTerra:
ridurre l’impronta ecologica dell’industria musicale

Per partecipare alla conferenza, per indicare buone pratiche e sostenere l’inziativa